Discussione:
autori SciFi o Fantasy che scrivono SENZA voce narrante
(troppo vecchio per rispondere)
Soviet_Mario
2022-06-30 12:20:49 UTC
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ne conoscete qualcuno ?
Se sì, chi ?

Siccome sto completando le revisioni dei libri, mi sono
accorto di quanto ipertrofica sia in molte parti la Voce
Narrante in essi.

Vorrei assaggiare qualche autore (se esiste, penso di sì ma
non so nei generi specifici) praticamente privo di voce
narrante, dove l'intero scenario venga sviluppato
esclusivamente attraverso le esperienze dirette o indirette
dei personaggi che ci si muovono.


P.S. non che si allergico alla voce narrante, tutto sommato
mi piace. Quel che mi urta però è l'idea di non saperne fare
a meno :D


--
1) Resistere, resistere, resistere.
2) Se tutti pagano le tasse, le tasse le pagano tutti
Soviet_
Dan
2022-06-30 16:03:38 UTC
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Post by Soviet_Mario
ne conoscete qualcuno ?
Se sì, chi ?
Siccome sto completando le revisioni dei libri, mi sono accorto di
quanto ipertrofica sia in molte parti la Voce Narrante in essi.
Vorrei assaggiare qualche autore (se esiste, penso di sì ma non so nei
generi specifici) praticamente privo di voce narrante, dove l'intero
scenario venga sviluppato esclusivamente attraverso le esperienze
dirette o indirette dei personaggi che ci si muovono.
P.S. non che si allergico alla voce narrante, tutto sommato mi piace.
Quel che mi urta però è l'idea di non saperne fare a meno :D
Infatti è un tema interessante. Ho letto in passato racconti e romanzi
senza voce narrante. Sono i racconti in prima persona. Ho sempre nutrito
una profonda ammirazione per questa tecnica narrativa, per esempio gli
oggi illeggibili romanzi di Dard (Sanantonio).
Dard si è concesso il lusso di scrivere una cinquantina, ma forse più,
di romanzetti della serie "Le Inchieste del commissario Sanantonio",
tutti rigorosamente in prima persona e tutti di genere poliziesco (più o
meno...) in cui il lettore viene letteralmente calato in un presente in
cui procede passo passo con il protagonista.

La voce narrante in un romanzo tende a prendere il sopravvento, più che
altro perché l'autore si rompe le balle e vuole concludere.
Così dopo una parte scoppiettante di dialoghi, situazioni ecc. quando
ormai più o meno si è esaurita l'ispirazione, subentrano periodi del tipo:
"Ma ormai la guerra contro Fptz e i crudeli p'rong volgeva al termine.
Dopo la disfatta di Kmol'har i nostri eroi dopo lunghe peripezie
tornarono a Rfng, i p'rong vennero sconfitti e finalmente i cuccioli di
zing poterono tornare su Pkz. FINE".
:-) chi non ci è passato? Una volta descritta l'eroica azione del
protagonista che salva la principessa Tryl e tutta la storia della
guerra, il restante milione di parole da scrivere sulla disfatta dei
p'rong, la fuga da Htog, la sorte dei poveri cuccioli zing ecc. ecc.
viene allegramente saltato e oplà, finito.

Quindi la mia opinione è che la voce narrante vada dosata accuratamente,
e la mia ambizione è di non usarla affatto.

Per una risposta più seria, non so se proprio senza voce narrante ma mi
pare di ricordare così, leggiti "Non temerò alcun male" di Silverberg,
per restare in ambito SF. Io ne restai molto colpito, da giovane.
Il punto di vista è soggettivo, e praticamente tutto viene narrato
attraverso una serie di dialoghi incredibilmente ben fatti. Un modello.

Quasi certamente in prima persona "Sam Space, spazio-investigatore", ma
mi sfugge l'autore, pubblicato su Urania. Questo comunque è space-opera,
niente di che. Comunque mi aveva fatto ridere, soprattutto la parte
dell'uovo di Zubù, mi sono cappottato.

Interessanti i romanzi tutti in "tempo reale", in soggettiva, e poi c'è
uno stacco e si fa un salto di n anni, (distopici ?), come "Agente
064:operazione demoni", che per me è un capolavoro e non capisco come
non ci abbiano fatto un film.

Stessa cosa anche in "Al servizio del TBII", bellissimo, in cui la voce
narrante interviene in pratica va beh non lo dico, ma insomma è minima
ma essenziale.

Anche nei due romanzi di Douglas Adams mi pare che la vicenda sia
narrata in prima persona, con alcuni inserti che sono una specie di voce
narrante, ovvero le voci dell'Enciclopedia.

Molti modi di usarla, quindi. Interessante spunto di riflessione.
Dan

Per ridurre la voce narrante esistono secondo me un paio di artifici,
ovvero la voce narrante mascherata e i dialoghiMolto coinvolgente.
Comunque, anche quando si usa questa tecnica, si deve ricorrere ad una
voce narrante camuffata, cioè le riflessioniDard usa le riflessioni
Soviet_Mario
2022-06-30 17:30:57 UTC
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Post by Dan
Post by Soviet_Mario
ne conoscete qualcuno ?
Se sì, chi ?
Siccome sto completando le revisioni dei libri, mi sono
accorto di quanto ipertrofica sia in molte parti la Voce
Narrante in essi.
Vorrei assaggiare qualche autore (se esiste, penso di sì
ma non so nei generi specifici) praticamente privo di voce
narrante, dove l'intero scenario venga sviluppato
esclusivamente attraverso le esperienze dirette o
indirette dei personaggi che ci si muovono.
P.S. non che si allergico alla voce narrante, tutto
sommato mi piace. Quel che mi urta però è l'idea di non
saperne fare a meno :D
Infatti è un tema interessante. Ho letto in passato racconti
e romanzi senza voce narrante. Sono i racconti in prima
persona.
guarda, io la prima persona LA ODIO proprio, e
visceralmente. Ma non mi sembra essenziale, poiché cmq solo
uno dei personaggi, o solo uno alla volta, potrà parlare in
prima persona, e gli altri parleranno in terza. Non ci vedo
problemi a che tutti siano equiparati. LA ragione che mi fa
odiare la prima persona è sostanziale, ed è proprio questa
asimmetria tra i ruoli.

Cmq, ora che mi ci hai fatto riflettere (pensa, io nemmeno
ci avevo pensato alla prima persona ! un bias mentale
praticamente, rimozione freudiana), mi accorgo che anche la
terza persona è una forma, magari attenuata, di voce narrante.

Quindi la mia idea è "strictiori" inapplicabile.
Probabilmente dovrei ridurre le pretese a : come comprimere
al massimo la voce narrante ? Come strippare via tutte le
descrizioni (didascaliche) non agganciate all'esperienza
diretta dei vari personaggi ?
Post by Dan
Ho sempre nutrito una profonda ammirazione per
questa tecnica narrativa, per esempio gli oggi illeggibili
romanzi di Dard (Sanantonio).
Dard si è concesso il lusso di scrivere una cinquantina, ma
forse più, di romanzetti della serie "Le Inchieste del
commissario Sanantonio", tutti rigorosamente in prima
persona e tutti di genere poliziesco (più o meno...) in cui
il lettore viene letteralmente calato in un presente in cui
procede passo passo con il protagonista.
La voce narrante in un romanzo tende a prendere il
sopravvento, più che altro perché l'autore si rompe le balle
e vuole concludere.
a me invece prende la mano perché voglio spiegare il
contesto, spiegare i background tecnologici, geopolitici,
tradizioni, luoghi anche lontani e quanto. Sono parecchio
didascalico. E devo dire che l'imprinting di Tolkien e
Asimov (e Herbert, Vance etc) mi risulta indelebile.
In genere ne tollero alte dosi (ma Hugo nei Miserabili
talvolta mi ha davvero sovrassaturato sino al rifiuto)
Post by Dan
Così dopo una parte scoppiettante di dialoghi, situazioni
ecc. quando ormai più o meno si è esaurita l'ispirazione,
"Ma ormai la guerra contro Fptz e i crudeli p'rong volgeva
al termine. Dopo la disfatta di Kmol'har i nostri eroi dopo
lunghe peripezie tornarono a Rfng, i p'rong vennero
sconfitti e finalmente i cuccioli di zing poterono tornare
su Pkz. FINE".
:-) chi non ci è passato?
LOL.
Post by Dan
Una volta descritta l'eroica
azione del protagonista che salva la principessa Tryl e
tutta la storia della guerra, il restante milione di parole
da scrivere sulla disfatta dei p'rong, la fuga da Htog, la
sorte dei poveri cuccioli zing ecc. ecc. viene allegramente
saltato e oplà, finito.
Quindi la mia opinione è che la voce narrante vada dosata
accuratamente, e la mia ambizione è di non usarla affatto.
è difficile nella costruzione di mondi, se pretendi di
portare il lettore grossomodo allo stesso livello di
conoscenza dello scenario dell'autore, livello che non si
riesce a costruire dal parzialissimo "campionamento" della
realtà che i percorsi dei personaggi che si snodano in esso
consentono.
In sostanza ha a che vedere con l'avvertita necessità di far
condividere a chi legge la "necessità" (storica, politica,
tecnologica) di una catena di eventi.

Però a me la cosa prende la mano al punto che probabilmente
riuscirei a scrivere qualcosa di sola Voce Narrante mentre
non saprei scrivere nulla SENZA :D :D :D il ché fa
abbastanza ridere
Post by Dan
Per una risposta più seria, non so se proprio senza voce
narrante ma mi pare di ricordare così, leggiti "Non temerò
alcun male" di Silverberg, per restare in ambito SF. Io ne
restai molto colpito, da giovane.
se mi capita proverò, lo conosco pure poco
Post by Dan
Il punto di vista è soggettivo, e praticamente tutto viene
narrato attraverso una serie di dialoghi incredibilmente ben
fatti. Un modello.
Quasi certamente in prima persona "Sam Space,
spazio-investigatore", ma mi sfugge l'autore, pubblicato su
Urania. Questo comunque è space-opera, niente di che.
Comunque mi aveva fatto ridere, soprattutto la parte
dell'uovo di Zubù, mi sono cappottato.
Interessanti i romanzi tutti in "tempo reale", in
soggettiva, e poi c'è uno stacco e si fa un  salto di n
anni, (distopici ?), come "Agente 064:operazione demoni",
che per me è un capolavoro e non capisco come non ci abbiano
fatto un film.
Stessa cosa anche in "Al servizio del TBII", bellissimo, in
cui la voce narrante interviene in pratica va beh non lo
dico, ma insomma è minima ma essenziale.
Anche nei due romanzi di Douglas Adams mi pare che la
vicenda sia narrata in prima persona, con alcuni inserti che
sono una specie di voce narrante, ovvero le voci
dell'Enciclopedia.
Molti modi di usarla, quindi. Interessante spunto di
riflessione.
Dan
Per ridurre la voce narrante esistono secondo me un paio di
artifici, ovvero la voce narrante mascherata e i
dialoghiMolto coinvolgente. Comunque, anche quando si usa
questa tecnica, si deve ricorrere ad una voce narrante
camuffata, cioè le riflessioniDard usa le riflessioni
grazie dei consigli. E anche di avermi chiarito una cosa che
non avevo chiara : che cmq la terza persona a cui non voglio
rinunciare è a tutti gli effetti una voce narrante anche
quella. Quindi dovrò chiarirmi meglio le idea di cosa
intendo davvero con questa categoria e come rendermi conto
delle sue varie "specializzazioni" che uso in dato momento.

Mi capita ad es. di staccare in capitoli interi, separati,
parti INTERAMENTE didascaliche, anche per raccordare e
sincronizzare in modo più chiaro relazioni tra trame che si
svolgono in posti e tempi vicini/lontani, e per chiarire al
lettore i rapporti di cause/effetti tra le stesse.

Tra l'altro, dopo avere revisionato 5 libri molti distanti
nel tempo, mi sono accorto che il numero di sottotrame che
uso è assolutamente imprevedibile.

20 anni fa ci miravo (non so perché ? Fa figo, per caso ?
boh, nommelo ricordo !), ed uno tra i libri più antichi, che
amavo (e che mi sta un po' deludendo), era praticamente
monotrama.
Alcuni tra gli ultimi, a cui non miravo assolutamente a
complicarli per sfizio, sono usciti fuori con un numero di
sottotrame anche di 4-5 in parallelo. E infatti nei
capitoli, ai titoli aggiungevo delle liste di numeri per
capire al volo CHI C'ERA dentro ed evitare di portarne
troppo avanti alcune e lasciarne troppo indietro altre. Però
malgrado una certa fatica nella sincronizzazione, la cosa
poi era venuta da sé, non più per sfizio senza motivo.

Boh ... è tutto complicato !
La cosa più bizzarra è che se da un lato, in astratto, mi
pongo tutti questi problemi, poi dall'altro, quando scrivo
in pratica, non penso più a nulla del genere e viaggio solo
a istinto 100 %.

L'unico aspetto pratico di riprogettazione che mi sono dato
come regola è : darsi una regolata sulla disomogeneità dei
capitoli. Concedersi raramente capitoli oltre le 9000 parole
(ne ho trovati alcuni da 20000 analizzando i testi vecchi, e
mi sono risolto a spezzararli).
Bilanciare i "libri" interni (in genere uso una doppia
gerarchia entro tutti i testi, una divisione in 3-6
sottolibri o tomi, e questi in capitoli).
Mi piacerebbe avere capitoli tutti id pesi confrontabili ma
non sempre è possibile. Sotto le 2000 parole mi urtano
proprio, mi sanno di tessuto connettivo. Cmq mi sono appunto
fatto un programmino per rimisurare tutto e accorpare
(raramente possibile) o suddividere (agevole, basta
inventarsi un altro titolo !) per avvicinare i pesi.

I tomi devono avere un peso confrontabile sia come numero di
parole totali sia come numero di capitoli (anche se non per
forza proprio uguali).
La fissa del momento ... praticamente sto "SERNIFICANDO" i
libri, lol (semicit)


Cmq ripenserò a come classificare le voci narranti e
differenziarle.

Ad es. se e quando uno decide di fare STACCHI TEMPORALI,
senza di esse, come evitare i traumi a chi legge per il
brusco cambio di contesto ?


--
1) Resistere, resistere, resistere.
2) Se tutti pagano le tasse, le tasse le pagano tutti
Soviet_Mar
Dan
2022-07-01 09:22:20 UTC
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Cmq, ora che mi ci hai fatto riflettere (pensa, io nemmeno ci avevo
pensato alla prima persona ! un bias mentale praticamente, rimozione
freudiana), mi accorgo che anche la terza persona è una forma, magari
attenuata, di voce narrante.
Beh sì, altrimenti quale sarebbe la voce narrante? Ah aspetta, una
specie di supervisore, che esprime anche giudizi, per esempio:

"I Grok vivevano in piccole comunità isolate. Questo era il loro destino
perché essi avevano scelto l'errata dottrina dei malvagi monaci Urk. Ma
il fato aveva deciso che ben presto..." ecc. ecc.

Altrimenti non saprei. A parte i racconti in prima persona, c'è sempre
una voce narrante. Il racconto in terza persona è per definizione una
voce narrante...
Quindi la mia idea è "strictiori" inapplicabile.
Probabilmente dovrei ridurre le pretese a : come comprimere al massimo
la voce narrante ? Come strippare via tutte le descrizioni
(didascaliche) non agganciate all'esperienza diretta dei vari personaggi ?
Se queste descrizioni servono, bisogna trovare il modo di inserirle,
magari con qualche artificio. Riportare le riflessioni di uno dei
personaggi su un certo tema, o costruire un dialogo ad uso del lettore,
che non appaia forzato e fasullo (difficile...), riportare documenti
(veri o inventati)... Uno dei libri che è davvero notevole in questo è
per esempio "Lei" di R. Haggard, in cui viene minuziosamente riportato
un testo greco e tutta la leggenda della donna immortale. Dopo questo
prologo il lettore sa tutto quello che c'è da sapere (e può
tranquillamente credere che sia tutto vero!) e l'autore ha elegantemente
evitato un lungo prologo didascalico.
Post by Dan
La voce narrante in un romanzo tende a prendere il sopravvento, più
che altro perché l'autore si rompe le balle e vuole concludere.
a me invece prende la mano perché voglio spiegare il contesto, spiegare
i background tecnologici, geopolitici, tradizioni, luoghi anche lontani
e quanto. Sono parecchio didascalico. E devo dire che l'imprinting di
Tolkien e Asimov (e Herbert, Vance etc) mi risulta indelebile.
In genere ne tollero alte dosi (ma Hugo nei Miserabili talvolta mi ha
davvero sovrassaturato sino al rifiuto)
Credo che sia una esigenza di "struttura" o di "coerenza interna".
Sempre nella mia bozza che ho già citato, ho immaginato una missione
spaziale congiunta europea e indiana. Questo perché vorrei essere
plausibile e l'EU da sola non ha le risorse, inoltre volevo escludere
Russia e USA. A questo punto, alla seconda revisione mi sono sentito in
dovere di spiegare meglio il contesto geopolitico in cui era sorta
questa alleanza, e non soddisfatto mi sono addentrato in delucidazioni
sulle controversie sullo scopo della missione, ecc. ecc.
Ne è uscita una menatona, per carità leggibile, ma sicuramente noiosa e
di dubbia utilità per la vicenda e per il lettore. Ma in quel momento
pensavo che fosse una necessità. Era però una mia necessità soggettiva,
intendevo rassiurarmi sulla plausibilità della vicenda. In effetti mi
sono fatto prendere la mano. Credo che la casserò impietosamente.
E se un lettore mai trovasse le spiegazioni insufficienti, potrà
scrivermi una e-mail alla quale risponderò allegando tutta la parte
cassata! ;.-) Caxxi sua! Se l'è cercata!
Post by Dan
Quindi la mia opinione è che la voce narrante vada dosata
accuratamente, e la mia ambizione è di non usarla affatto.
è difficile nella costruzione di mondi, se pretendi di portare il
lettore grossomodo allo stesso livello di conoscenza dello scenario
dell'autore, livello che non si riesce a costruire dal parzialissimo
"campionamento" della realtà che i percorsi dei personaggi che si
snodano in esso consentono.
In sostanza ha a che vedere con l'avvertita necessità di far condividere
a chi legge la "necessità" (storica, politica, tecnologica) di una
catena di eventi.
Però a me la cosa prende la mano al punto che probabilmente riuscirei a
scrivere qualcosa di sola Voce Narrante mentre non saprei scrivere nulla
SENZA :D :D :D il ché fa abbastanza ridere
LOL.
A proposito, il seguente periodo:>>
Post by Dan
Per ridurre la voce narrante esistono secondo me un paio di artifici,
ovvero la voce narrante mascherata e i dialoghiMolto coinvolgente.
Comunque, anche quando si usa questa tecnica, si deve ricorrere ad una
voce narrante camuffata, cioè le riflessioniDard usa le riflessioni
é un refuso, sono pezzi di frasi che volevo inserire e sono rimaste in
sospeso :-)
grazie dei consigli. E anche di avermi chiarito una cosa che non avevo
chiara : che cmq la terza persona a cui non voglio rinunciare è a tutti
gli effetti una voce narrante anche quella. Quindi dovrò chiarirmi
meglio le idea di cosa intendo davvero con questa categoria e come
rendermi conto delle sue varie "specializzazioni" che uso in dato momento.
Mi capita ad es. di staccare in capitoli interi, separati, parti
INTERAMENTE didascaliche, anche per raccordare e sincronizzare in modo
più chiaro relazioni tra trame che si svolgono in posti e tempi
vicini/lontani, e per chiarire al lettore i rapporti di cause/effetti
tra le stesse.
In certa misura non ci vedo niente di concettualmente sbagliato ma...
size matters! Le parti didascaliche di solito appesantiscono la vicenda.
Tra l'altro, dopo avere revisionato 5 libri molti distanti nel tempo, mi
sono accorto che il numero di sottotrame che uso è assolutamente
imprevedibile.
20 anni fa ci miravo (non so perché ? Fa figo, per caso ? boh, nommelo
ricordo !), ed uno tra i libri più antichi, che amavo (e che mi sta un
po' deludendo), era praticamente monotrama.
SiSi, ho avuto anch'io una idea simile, nel mio caso si trattava di un
racconto che contiene altri racconti, tipo Mille e una notte. Ma non è
esattamente lo stesso di una sottotrama, OK.
Tra l'altro, non è che mi piacciano molto le sottotrame, a meno che non
siano rilevanti per la trama principale. In alcuni romanzi tutte queste
sottotrame sono funzionali, dipingono un grande affresco. Ma penso che
sia alquanto difficile ottenere un buon risultato. Come comporre una
sinfonia confrontato col comporre una canzone.
Alcuni tra gli ultimi, a cui non miravo assolutamente a complicarli per
sfizio, sono usciti fuori con un numero di sottotrame anche di 4-5 in
parallelo. E infatti nei capitoli, ai titoli aggiungevo delle liste di
numeri per capire al volo CHI C'ERA dentro ed evitare di portarne troppo
avanti alcune e lasciarne troppo indietro altre. Però malgrado una certa
fatica nella sincronizzazione, la cosa poi era venuta da sé, non più per
sfizio senza motivo.
Boh ... è tutto complicato !
La cosa più bizzarra è che se da un lato, in astratto, mi pongo tutti
questi problemi, poi dall'altro, quando scrivo in pratica, non penso più
a nulla del genere e viaggio solo a istinto 100 %.
Tanto ci penserà il tuo alter ego ipercritico a scovare il pelo
nell'uovo non appena la fase creativa si sarà esaurita!... :-)
L'unico aspetto pratico di riprogettazione che mi sono dato come regola
è : darsi una regolata sulla disomogeneità dei capitoli. Concedersi
raramente capitoli oltre le 9000 parole (ne ho trovati alcuni da 20000
analizzando i testi vecchi, e mi sono risolto a spezzararli).
Bilanciare i "libri" interni (in genere uso una doppia gerarchia entro
tutti i testi, una divisione in 3-6 sottolibri o tomi, e questi in
capitoli).
Mi piacerebbe avere capitoli tutti id pesi confrontabili ma non sempre è
possibile. Sotto le 2000 parole mi urtano proprio, mi sanno di tessuto
connettivo. Cmq mi sono appunto fatto un programmino per rimisurare
tutto e accorpare (raramente possibile) o suddividere (agevole, basta
inventarsi un altro titolo !) per avvicinare i pesi.
I tomi devono avere un peso confrontabile sia come numero di parole
totali sia come numero di capitoli (anche se non per forza proprio uguali).
La fissa del momento ... praticamente sto "SERNIFICANDO" i libri, lol
(semicit)
Cmq ripenserò a come classificare le voci narranti e differenziarle.
Ad es. se e quando uno decide di fare STACCHI TEMPORALI, senza di esse,
come evitare i traumi a chi legge per il brusco cambio di contesto ?
Ma infatti la voce narrante ci vuole, a parte appunto lo stile in prima
persona, che non è evidentemente applicabile a tutte le trame.
Più ne occorre, più bisogna probabilmente camuffarla usando vari
artifici, proprio per non eccedere in didascalicità...
Dan
Dan
2022-07-12 12:56:04 UTC
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ma sì ... ma infatti mi ci hai fatto pensare.
Quello che (forse :d) volevo dire era una questione di zoom, di lente di
ingrandimento a grana globale vs la sfera percettiva individuale.
Probabilmente per Voce Narrante io intendevo proprio il supervisore
"GLOBALE", in grado di avere contezza degli eventi e dello scenario
nella loro interezza e massimo dettaglio, cosa che è preclusa a ciascuno
dei protagonisti e probabilmente anche all'insieme completo degli stessi.
Ecco, io tendo a usare anche quella, e non so farne a meno.
Mentre mi stavo ponendo il problema dell'ESPLORAZIONE PARZIALE dello
scenario compiuta esclusivamente attraverso le esperienze (percorsi,
tempi, vicende, riflessioni) individuali e PARZIALI.
Anche se non lo so fare, credo possa avere un fascino questa
ricostruzione dal basso, incompleta, tipo puzzle, che lasci solo intuire
lo scenario totale in modo vago. Questo esula dall'uso della terza persona.
Diciamo che vorrei imparare a fare a meno della Voce Onniscente.
Ma lo trovo difficile perché non so "spegnere" o tenere traccia di quel
che uno sa/ha visto individualmente.
Non dico relativamente alle vicende principali, lì più o meno riesco a
mantenere consistenza di quel che uno ha visto/saputo. Ma solo una
consistenza di massima, piuttosto grezza.
Intanto mi scuso per il ritardo nella risposta.

LOL ma certo, la tua voce narrante SEI TU, che hai bisogno di un
contatto diretto con il lettore per spiegare, giustificare, completare.
Certo che riuscire a comporre il quadro generale solo attraverso le
esperienze dei personaggi è un bell'esercizio e probabilmente il fine a
cui tendere.
Ma temo che nel caso di vicende particolarmente complesse il sistema
mostri inadeguatezza. Ho l'impressione, fra parentesi, che tu goda
particolarmente nella creazione di mondi, più ancora che nella creazione
di vicende. Solo un'impressione, eh.
Tornando a bomba, non sono sicurissimo che questo esuli dall'uso della
terza persona.
Una terza persona che si limita a descrivere le azioni o occasionalmente
i pensieri di un personaggio può essere molto intrigante in quanto "non
spiega" proprio tutto, per esempio PERCHE' il personaggio agisce in un
certo modo. E all'autore resta la possibilità di svelare l'ultimo enigma
attraverso una scena madre chiarificatrice, magari un serrato dialogo.
Adesso sto pensando a qualche esempio, ma non mi viene un cazzo. Sorry. :-)
Forse qualche giallo. Il lettore apparentemente ha in mano tutti i
tasselli del puzzle ma manca di una informazione essenziale e non riesce
a capire chei è il colpevole (a meno che non ci sia un maggiordomo
eheh...). L'autore alla fine svela questo particolare e lascia il
lettore di merda eccetera. Insomma il quadro generale è stato fornito al
lettore via terza persona narrante (ma molto omertosa...) o tramite
prima persona dei personaggi.

Ah ecco, mi viene in mente il buon vecchio Asimov. In un suo racconto
che probabilmente è un capolavoro, su un pianeta esiste una società di
diversi distinti esseri senzienti. Le vicende dei singoli attori,
appartenenti alle diverse "specie" sono raccontate in modo molto
obbiettivo ma mancano di un tassello finale, che è sempre stato sotto
gli occhi del lettore ma non è stato mai preso in considerazione. Sorry
non mi ricordo il titolo, comunque lo lessi su Urania (ovviamente).

Ma anche qui, la vicenda non era complessa, e per quanto riguarda
l'ambientazione extraterrestre Asimov si concentra più sulla psicologia
dei personaggi, che è molto umana, che sul resto. Il lettore in realtà
non è così esigente e supercritico. Una volta che gli hai detto che
siamo sul pianeta Puz e respiriamo metano, accetterà senza fiatare
qualunque cosa :-).
Oltretutto l'apprendimento per sola esperienza diretta, dovrebbe anche
integrarsi con un background pregresso (non narrato), molto difficile da
suggerire a chi legge. Cioè il lettore parte da zero ma nessun
personaggio può verosimilmente partire da zero.
Non ho sviluppato nessuno strumento di ausilio a tracciare, per
ciascuno, questo bagaglio pregresso e la curva dei suoi apprendimenti,
esperienze, tale da aiutarmi nell'esplorazione coerente priva dei
"riallineamenti della voce onniscente".
Se la vicenda o l'ambientazione è troppo complessa, non c'è speranza. I
miei compagni di liceo che avevano letto "Cent'anni di solitudine" mi
sbandieravano orgogliosi le varie scalette/diagrammi che si erano creati
per tenere traccia dei vari José Aureliano Buendìa, dato che tutti i
personaggi hanno più o meno lo stesso nome. Ma io non sono mai riuscito
a leggerlo tutto. Du' palle. Tutto poi per arrivare alla pagina finale,
dove finalmente l'autore esprime una qualche considerazione. Quasi
impossibile tenere traccia a mente dei personaggi, in quanto il libro
contiene incessanti riferimenti a questo o quell'antenato, insomma io
(lettore) ero francamente perplesso e infastidito da questa inutile
complicazione.
Il succo è che, a parte il caso in cui tu riesca a convincere qualcuno
che il tuo romanzo è un capolavoro, fai bene ad aiutare il lettore,
perché non c'è speranza che si memorizzi tutti i dettagli, anche se ben
costruiti e ben congegnati tra di loro per fornire il quadro generale.

Il lettore è disattento, superficiale, magari legge un importante
capitolo seduto sul cesso e riprende la sera dopo, dopo una indigestione
di roba fritta. Sai che concentrazione. :-)
Però laddove lo scenario è molto remoto e diverso dal nostro, la cosa è
meno indolore, e uno può non avere chiavi di lettura per capire il
perché accadono certe cose o come accadano.
Ma in quel momento pensavo che fosse una necessità. Era però una mia
necessità soggettiva, intendevo rassiurarmi sulla plausibilità della
vicenda. In effetti mi sono fatto prendere la mano. Credo che la
casserò impietosamente.
E se un lettore mai trovasse le spiegazioni insufficienti, potrà
scrivermi una e-mail alla quale risponderò allegando tutta la parte
cassata! ;.-) Caxxi sua! Se l'è cercata!
ma tu pubblichi sull'editoria ufficiale o su blog/gruppi o dove ?
Io al momento ho ancora tutto nel cassetto e vorrei finire il sesto
prima di occuparmi dei dettagli commerciali e di "promozione", perché se
ho delle rogne non riesco a finirlo.
Tutto nel cassetto. Ho pubblicato un racconto su "BIT" moltissimi anni
fa. Stop. (E aggiungo: sigh!)
Tra l'altro, non è che mi piacciano molto le sottotrame, a meno che
non siano rilevanti per la trama principale. In
sono tutte ESSENZIALI ovviamente. L'idea era che esistesse una trama
principale costituita da vicende SEGRETE e sconosciute a tutti, e che
alcuni gruppi di individui indipendentemente, in più parsi,
cominciassero a notarla senza lì per lì parlarne ad altri, e solo con
fatica e/o per coincidenze riuscissero a incontrarsi ed aggiornarsi sino
a svelare poi il mega complotto (plutogiudaicomassonico ah ha haha).
Ma questo sarebbe na figata. E' una buonissima tecnica narrativa IMHO,
ma difficilotta.
alcuni romanzi tutte queste sottotrame sono funzionali, dipingono un
grande affresco.
la mia idea contiene quasi sempre i leitmotif
* del complotto segreto e dell'infiltrazione del Male maiuscolo
* il tema del popolo eletto (i Fremen, per capirci)
* il tema della Resistenza e dell'insurrezione contro l'invasore e il
Male (talvolta Alieno, demonico, etc).
* il tema della riscoperta delle antiche radici e dell'eredità di un
passato glorioso dopo secoli o millenni di oblio ed imbarbarimento
(tipico caso di ex colonie solariane totalmente inconsapevoli di quel
che sono e regredite)
Ok quindi temi, direi, epici. Di riscatto di un popolo ecc. Dovrebbero
essere quindi per definizione dei grandi affreschi.
Poi tra l'altro non abbiamo considerato la dimensione temporale. Quanto
più ci si allontana dall'unità di luogo e tempo, tanto più ci si
complica la narrazione...
Alcuni tra gli ultimi, a cui non miravo assolutamente a complicarli
per sfizio, sono usciti fuori con un numero di sottotrame anche di
4-5 in parallelo. E infatti nei capitoli, ai titoli aggiungevo delle
liste di numeri per capire al volo CHI C'ERA dentro ed evitare di
portarne troppo avanti alcune e lasciarne troppo indietro altre. Però
malgrado una certa fatica nella sincronizzazione, la cosa poi era
venuta da sé, non più per sfizio senza motivo.
Sei fuori controllo! ;-)
Boh ... è tutto complicato !
La cosa più bizzarra è che se da un lato, in astratto, mi pongo tutti
questi problemi, poi dall'altro, quando scrivo in pratica, non penso
più a nulla del genere e viaggio solo a istinto 100 %.
Tanto ci penserà il tuo alter ego ipercritico a scovare il pelo
nell'uovo non appena la fase creativa si sarà esaurita!... :-)
maybe ... ma se la diagnosi non è tempestiva, spesso a cose fatte la
situazione non è più ristrutturabile a piacere.
Sì, alcuni tentativi non risultano recuperabili, ma non si ha veramente
il coraggio di abbandonarli. Risultato: stallo.
Mi piacerebbe avere capitoli tutti id pesi confrontabili ma non
sempre è possibile. Sotto le 2000 parole mi urtano proprio, mi sanno
di tessuto connettivo. Cmq mi sono appunto fatto un programmino per
rimisurare tutto e accorpare (raramente possibile) o suddividere
(agevole, basta inventarsi un altro titolo !) per avvicinare i pesi.
I tomi devono avere un peso confrontabile sia come numero di parole
totali sia come numero di capitoli (anche se non per forza proprio uguali).
La fissa del momento ... praticamente sto "SERNIFICANDO" i libri, lol
(semicit)
Beh almeno li hai ripresi in mano, non era nemmeno sicuro che accadesse
mi pare.
Cmq ripenserò a come classificare le voci narranti e differenziarle.
Ad es. se e quando uno decide di fare STACCHI TEMPORALI, senza di
esse, come evitare i traumi a chi legge per il brusco cambio di
contesto ?
Dan
Dan
2022-07-13 16:31:23 UTC
Permalink
In un certo verso persino i PROTAGONISTI assoluti, sono a modo loro
personaggi funzionali. Non funzionali ad altri, ma al completamento
della "missione".
AhAh questa era una considerazione che mi era venuta ma che ho omesso in
quanto speciosa. Tutti i personaggi, protagonisti compresi sono
FUNZIONALI, se no che ci stanno a fare? Ma non volendo fare polemica ho
ignorato questa considerazione nel nome di suvvia, cerchiamo di capirci.
Certo che sono funzionali, ma allora che si fa? si introduce la
categoria dei funzionali di primo livello, ecc. ecc. e dei funzionali
(caz stavo scrivendo funzionari, vedi un po'), di n-esimo livello quando
funzionali ad un funzionale di primo livello? Naaah. Non conduce da
nessuna parte, teniamoci il buon senso di capire a naso "personaggio
funzionale".
Credo di non avere mai scritto un libro SENZA UN FINE. In effetti sono
un "propagandista nato" :D :D :D :D
O sei un uomo illuminato, o un fanatico AhAh :-)
Comunque ci deve essere sempre un messaggio, sono schiavo anch'io di
questo imprimatur. Non riesco ad immaginare un racconto che non voglia
dire qualcosa. Anzi la mancanza di ispirazione è proprio questo qualcosa
da dire, più che la capacità di dire qualcosa. Aoh, questa mi è uscita
bene, la metto in cornice. :-D
divagazione.
La "plausibilizzazione" relativistica.
Qualche volta uso il Super Strano per rendere plausibile Lo Strano.
da una intro
Se si introduce il tema di un Vampiro, discendente diretto di Giuda
Iscariota, su un vascello intergalattico iperluminoso dell'anno 38325,
imho l'effetto "normalizzante" sullo sfondo SciFi sarà automatico,
perché i personaggi stessi saranno dubbiosi sull'esistenza del vampiro,
e con loro il lettore, sarà lui l'anomalo e inspiegabile, e nessuno si
concentrerà molto sulla propulsione inflazionaria o a energia oscura.
A me talvolta piace fare questo gioco, innestare temi meno plausibili
(anche Magia, Spiriti, Diavoli) dentro scenari POCO plausibili, mirando
a normalizzare (relativismo della plausibilità) lo scenario SciFi.
In effetti non scrivo né fantasy né scifi, ma ibridi eterogenei
Ora penserò a dove potrei avere già letto questa strategia ...
Ma io penserei ancora per primo ad Asimov. Però boh.
Distinguiamo poi il super strano dall'assurdo, e già Asimov non mi pare
l'esempio più calzante...
E' un casino questo concetto del super strano perché a ben pensarci
abbraccia parecchie possibilità.

Mi viene in mente Philip Dick, col suo romanzo di realtà invertita in
cui ci troviamo in un mondo alternativo.

O Robert Sheckley con il suo "Il difficile ritorno del signor Carmody"
dove le premesse sono talmente strane da giustificare poi ulteriori
stranezze (peraltro un racconto magistrale).
Ecco, forse questo è un buon esempio.

Comunque lo considero perfettamente lecito, addirittura "ortodosso"
eheh. Stiamo parlando di sci-fi diobono.
P.S. spesso (e talvolta lo faccio anche io), si usa invece la tecnologia
avanzata come Magia, in popoli imbarbariti che la percepiscono tale.
Questa però la trovo una strategia banale (nel senso che è implausibile
solo ai personaggi ma non al lettore, che la riconosce per scienza).
beh da lettore se la cosa è fatta bene l'ho sempre trovata una ottima
trovata.
Il fatto che il lettore sa qualcosa e qualche personaggio invece no, o
magari ha una errata concezione di una macchina ecc. rende il racconto
molto godibile e avvincente. A parte le situazioni che possono nascere,
ti aspetti sempre che quel coglionazzo alla fine capisca che sta
errando... ecc. :-)
Per esempio nella quadrilogia del pianeta Tschai Jack Vance (se non
sbaglio autore come al solito) fa naufragare il terrestre Adam Reith sul
pianeta Tschai. Adam ha pochissimi apparecchi tecnologicamente avanzati
e piomba in una zona dove incontra Traz, un giovane della tribù Onmale,
con nessuna conoscenza tecnologica.
Praticamente l'unico strumento che Adam può usare è lo
"scandaglioscopio", un grazie al traduttore che ha inventato questa
fantastica parola.
Si tratta di un binocolo a visione assistita, con enorme potere di
risoluzione. Tutto qua (Impensabile o quasi ai tempi in cui fu scritto
il romanzo). Ovviamente un oggetto totalmente estraneo agli Onmale
(uomini-emblema).
Il giovane Traz potrebbe reagire male a una stregoneria del genere, ma
invece se ne fa una ragione per il grande carisma di Adam. Su questa
base mi pare che continui a pensare che in quello strumento si celi
qualche demone malvagio, ma che Adam sia in qualche modo capace di
controllarlo, e così decide di restare al suo fianco.

Io direi che Vance ha trattato con vera classe questo tema oggi un po'
trito.
Suvvia cassarlo in toto mi pare uno spreco.
Il trucco inverso, usare la "magia" per plausibilizzare la SciFi troppo
futuribile o errata, mi intriga di più !
Questa non l'ho mica capita.
Aspé, cioè avviene qualcosa di magico ma poi si scoprirà che è scienza?
(Tipo "L'atomo azzurro"?)
Uhm questo è un filone meno sfruttato forse.
Post by Dan
Il lettore è disattento, superficiale, magari legge un importante
capitolo seduto sul cesso e riprende la sera dopo, dopo una
indigestione di roba fritta. Sai che concentrazione. :-)
diciamo che non arriverà in fondo probabilmente a NESSUNO di questi
libri, in tal caso, perché non seguirà la storia.
Appunto. Non si può chiedere troppo al lettore. Vicende troppo complesse
devono superare il fondamentale scoglio: lo scoglio-namento... :-)
Comunque, se Asimov ti può portare a spasso nei secoli con la sua
trilogia della Fondazione, e all'ultima pagina si permette pure di
riferirsi ad un personaggio di 300 pagine prima, SI PUò FARE!!!
Mi sto un po' interessando come "investimento" di NFT e approfondirò
Solidity se riesco e gli SFT.
Oops non conosco queste sigle
ecco, in questo ho un LIMITE ENORME, veramente enorme, nello scrivere
invariabilmente storie che durano da poco più di un anno a pochi anni.
Non a caso STACCO LE CRONOLOGIE dal flusso primario.
Quelle possono coprire pure un milione di anni, ma non hanno personaggi
narranti, solo narrati, non c'è presa diretta della camera. Essendo
didascalici, la gestione del tempo lungo non presenza nessuna difficoltà.
Invece per le vite dei personaggi, non ce la faccio e ho gettato la
spugna credo da tanto tempo.
Eh immagino per la pallata di dover riannodare un personaggio a
vent'anni prima, e ti ci vuole il riassuntino, ecc.
Però mi viene da ridere perché penso:
Riannodare i fili dopo salto di 20 anni, autore standard:

"In quegli anni Jane era invecchiata, ma non tanto. Dopo la fine del suo
matrimonio si era trasferita a Long Island, e aveva avviato una attività
di commercio di tappeti marziani. Jane aveva una casa, una Buick e aveva
completamente voltato pagina."

Riannodare i fili dopo salto di 20 anni, il Soviet:

"In quegli anni Jane era invecchiata, ma non tanto. Dopo la fine
dell'impero Zing ed il tradimento di Ptork, quando i feroci grux stavano
per conquistare trang (vedere diagramma 1), egli ricevette una proposta
da uno dei Sette Potentati (vedere schema n. 34 "Potentati")" (altre 2
pagine di spiegazioni) ecc. ecc.

:-)
Dice il saggio: un conto è riannodare un filo di seta, un conto
riannodare un tappeto persiano!
Era una ragazza alata come una Walkiria. Quando ho scritto le scene dove
si immolava o dove poi la celebravano, probabilmente avrò persino pianto :D
Era tantissimo che non subivo una fase così vulcanica.
Sei ancora evidentemente pentito di aver sterzato sulla tragedia, e di
aver fatto morire quella ragazza. Anche io ogni tanto penso se Kip
Reardon doveva proprio morire. Ma senza quel tocco cupo di tragedia la
storia sarebbe stata insignificante. Un tizio viene perseguitato dai
dischi volanti. Embé?
Ma ecco: infine in un drammatico finale muore nel tentativo di sfuggire
loro.
Il punto è che non c'era scelta. O lasciavo il racconto incompiuto o lo
dovevo concludere così. Cosa avrei dovuto fare? Ho fatto morire Kip
Reardon. Amen.
Però è vero: è un gran casino far morire un BUONO. Per i cattivi non c'è
problema, ma se ammazzi un buono il lettore si incazza.
Però non ho mai imparato la profondità temporale !
E ti sono molto grato perché avevo rimosso e sepolto il fatto, e ora ci
ho ripensato.
Me lo scorderò di nuovo tra un po' di tempo :\
E' un effetto ricorsivo della profondità temporale!

Dan
Dan
2022-07-14 12:43:33 UTC
Permalink
ripensando al Mulo, in effetti.  I suoi poteri sono in effetti magici
Era telepatico, mi pare. Ma non ricordo bene, in effetti. Però a quel
tempo c'era persino la facoltà di parapsicologia. Penso che non esista
più. C'era un qualche tipo di considerazione per la telepatia. Oggi mi
pare che la pratica sia stata liquidata...
Perché Asimov rimane indissolubilmente legato al presupposto scientifico
di solito, anzi sempre.
Post by Dan
E' un casino questo concetto del super strano perché a ben pensarci
abbraccia parecchie possibilità.
sì ma intendevo, in senso molto generico, introdurre in una trama poco
verosimile, elementi "guest" che sembrino poco verosimili anche agli
attori stessi. E imho questo aumenta la plausibilità del contesto
"host", per la creazione di una sorta di gradiente di plausibilità.
Sì, questo l'avevo capito, ma l'ho striminzitamente applicato alla SF
classica, mentre tu ovviamente ti riferisci principalmente al fantasy.
Post by Dan
Mi viene in mente Philip Dick, col suo romanzo di realtà invertita in
cui ci troviamo in un mondo alternativo.
O Robert Sheckley con il suo "Il difficile ritorno del signor Carmody"
dove le premesse sono talmente strane da giustificare poi ulteriori
stranezze (peraltro un racconto magistrale).
Ecco, forse questo è un buon esempio.
ahimè non ne conosco nessuno dei due.
Allora permettimi: Philip K. Dick, La svastica sul sole. Da leggere.

"Il difficile ritorno del signor Carmody" parte con il suddetto che
riceve un premio alla lotteria intergalattica, (a cui non sapeva di
essere iscritto, anzi non sapeva nemmeno dell'esistenza di una lotteria
intergalattica) e decide di andarlo a ritirare, naturalmente mooolto
lontano. Dopodiché il problema è tornare su quel minuscolo frammento di
spaziotempo da cui era partito.
non saprei, saresti tra i pochi cultori SciFi a considerare lecito
inserire in un libro prevalentemente SciFi degli elementi puramente
Fantasy (nel qual caso, il libro è ancora SciFi ?).
Aspetta, il fantasy può avere diverse declinazioni. Quello a cui mi
riferisco io è il fantasy che deriva dalla SF, cioè un sottogenere della
SF in cui i canoni della SF sono più o meno rispettati.

Ho trovato elegantemente geniale la trovata, non so di chi sia ma il mio
idolo Sprague de Camp vi si adegua, di ambientare le vicende fantasy nel
lontano passato, all'età del bronzo. Perché? perchè il ferro annulla i
poteri magici. Ecco un elegante presupposto che spiega in un colpo solo
come mai la magia oggi non esista, ma in un remoto passato si.
E' la quadra del cerchio: spiega tutte le antiche leggende e perché oggi
tutto ciò non possa funzionare.

Poi ci sono filoni paralleli di fantasy in cui la parentela è più verso
l'antenato favolistico/leggendario che verso la SF (che ne è un
discendente), quindi la parentela con la SF viene tenuta col tenue filo
della dimensione parallela, una dimensione in cui la magia esiste ed in
alcuni casi obbedisce a leggi equivalenti alle normali leggi fisiche
("Lord Darcy", che però non mi piace per niente)...

Dove si salta ogni aggancio a mamma SF ci si trova in ambito
favolistico/leggendario e probabilmente si perde il diritto di fregiarsi
dell'appartenenza al fantasy, o almeno al fantasy "ortodosso" come lo
intendo io.
Ad es. io sono peggio di Lafontaine, nell'avere sparso ovunque GATTI
PARLANTI TELEPATICI e talvolta anche simbionti di alieni (che li fanno
apparire magici).
Sicuramente potrebbe sembrare stridentissimo con ogni velleità SciFi.
Eh beh, se non li giustifichi in qualche modo sono MAGICI e la magia è
un elemento caratteristico del filone favolistico/leggendario (cfr. "I
viaggi di Sinbad", "L'Odissea"...) quindi sono fuori dai canoni della SF
che appunto richiede una giustificazione logica (ok, a volte una logica
alquanto stiracchiata...).
Post by Dan
Il trucco inverso, usare la "magia" per plausibilizzare la SciFi
troppo futuribile o errata, mi intriga di più !
Questa non l'ho mica capita.
Aspé, cioè avviene qualcosa di magico ma poi si scoprirà che è
scienza? (Tipo "L'atomo azzurro"?)
Uhm questo è un filone meno sfruttato forse.
no, avviene qualcosa di VERAMENTE magico ma in un contesto che, secondo
i patti, non dovrebbe permetterlo perché è SciFi (o lo sembrava), come
animali parlanti telepatici, e a quel punto smetti di stupirti che la
nave spaziale stia viaggiando a 10c :D
Quindi siamo già in un contesto futuribile, a bordo dell'astronave
diretta verso il terzo pianeta della stella xyz, e ad un tratto, assurdo
nell'improbabile, compare un gatto mammone? Insomma è in questo momento
che il lettore capisce che non è SF, ma racconto fantastico?
Beh, spero che succeda al massimo a pagina 50 sennò sai che disappunto!
:D :D
In sostanza imho l'introduzione di elementi magici / religiosi /
spiritistici / fantasmatici / diavoli etc, da un lato spezzano il patto
implicito della plausibilità di astronavi, laser, motori a fusione o a
dark matter etc (e immagino che questo irriti ferocemente i lettori
SciFi puri *), ma dall'altro io trovo che plausibilizzino fortemente i
motori iperluminosi e i neuroscanner, perché restano pur sempre più
verosimili dei gatti telepatici.
Temo che con elementi magici non giustificati in alcun modo siamo fuori
dalla SF... E poi questi elementi plausibilizzano gli altri, al prezzo
di caricarsi a loro volta di implausibilità. Per gli indù il mondo
poggia sulla schiena di un'elefante. E se chiedi su cosa poggia
l'elefante, oplà, c'è una risposta anche per questo: poggia su una
tartaruga.
Peccato che su cosa poggi la tartaruga, che ora rappresenta il massimo
della implausibilità, non sia detto.
Quindi 'sti telegatti, che ti giustificano l'iperfotone, come li
giustifichi?...
P.P.S.
a proposito del pessimo rapporto con la profondità del tempo.
In una dimensione particolare (detta La Matrice, che è una sorta di
vuoto), esiste il NON-Tempo, che ha soltanto alcune delle
caratteristiche del tempo che conosciamo, ossia supporta soltanto il
principio di causa-effetto, ma non il concetto univoco di intervallo di
tempo. Insomma lì ci starei bene, mi basta sapere cosa causa cosa, e me
ne lavo le mani di quanto ci impiega :D
Il tempo io l'ho sempre chiamato "L'antico nemico"...
Dan
Dan
2022-07-14 15:53:52 UTC
Permalink
essendo uno dei pilastri portanti onnipresenti in tutti i fratelli fatti
e a suo modo anche nell'ultimo in corso, il leitmotif dei Gatti Magici è
articolato in più livelli distinti di implausibilità annidati uno dentro
l'altro.
Della serie che spesso sono simbionti di Alieni o addirittura una specie
prescelta da un Altissimo (= Dio) come guardiani, ricevendo anche altri
doni oltre alla telepatia, come la capacità di creare una mente
collettiva corale, decentralizzata e puramente elettromagnetica, in cui
depositano i ricordi e le memorie ancestrali, una sorta di scrigno delle
anime feline.
Spostando l'implausibile agli Dei eheh. Ma dunque, se ci sono tutti
questi elementi, come classificheresti queste opere: fantasy ortodossa
non mi pare, sci-fi non mi pare, quindi epico-leggendaria io direi,
fantasy cioè in senso allargato.
Ho sempre voluto sforzarmi di scrivere qualcosa stile Albero e Foglia di
Tolkien, nebbiosi, pieni di cose misteriose e non spiegate.
Però sono un fottuto analitico svisceratore, di carattere.
Ti faccio un esempio di questa degenerazione.
<...>
Verba movunt, exempla trahunt. Ora capisco meglio di cosa parlavi.
Insomma in un mondo di diavoli questo scenziato veggente, comincia a
lanciare satelliti che loro scambiano per stelle, e a costruire cannoni
interplanetari,
denota che l'originalità non manca :-) . Ecco cosa dicevi con usare la
scienza in un contesto fantasy, e il fatto che certi personaggi NON
SANNO ma il lettore sì. Ok.

<...>
Post by Dan
Quindi 'sti telegatti, che ti giustificano l'iperfotone, come li
giustifichi?...
sostanzialmente in nessun modo, ossia con PSEUDOSPIEGAZIONI, in un caso
hanno alieni elettromagnetici fatti di "puro spirito", altrove sono
molto prossimi alla benedizione del Dio di quello scenario. In un altro
parlano a gesti e miagolii e sono telepatici (al pari degli uomini però)
<...>
Certo che le tue trame sono un po' complicate... ci sono un sacco di
dettagli...
Tornando ai Gatti, si ha di nuovo una PSEUDOspiegazione, che descrive il
come ma non il perché. Perché solo loro ci riescono ?
Perché volevo glorificare la potenza del miagolio, ecco perché :D
LOL mi viene in mente un piccolo racconto in cui due ragazzotti
inventano un apparecchio per condensare un intero discotso in una
traccia audio supercompatta. A sentirla a velocità normale sembra il
miagolio di un gatto, ma passandola allo "sbobinatore", ovvero
rallentata n volte, ridiventa comprensibile. C'è un bel gattone che
bazzica il laboratorio, così, per gioco, i due decidono di sbobinarne il
miagolio. Ne esce fuori un discorso perfettamente comprensibile, eccome:
ed anche alquanto sorprendente. Molto divertente. :-)

Per i poteri paranormali dei gatti, cfr. "L'altra faccia di mr. Kiel",
dove l'alieno cattivo e telepatico, in sembianze umane, stranamente odia
e non sopporta i gatti. E in effetti riesce a ingannare tutti, ma
persino il gatto più rimbambito lo sgama all'istante! E male gliene
incorrerà!

Dan
Soviet_Mario
2022-07-15 14:42:28 UTC
Permalink
Post by Dan
essendo uno dei pilastri portanti onnipresenti in tutti i
fratelli fatti e a suo modo anche nell'ultimo in corso, il
leitmotif dei Gatti Magici è articolato in più livelli
distinti di implausibilità annidati uno dentro l'altro.
Della serie che spesso sono simbionti di Alieni o
addirittura una specie prescelta da un Altissimo (= Dio)
come guardiani, ricevendo anche altri doni oltre alla
telepatia, come la capacità di creare una mente collettiva
corale, decentralizzata e puramente elettromagnetica, in
cui depositano i ricordi e le memorie ancestrali, una
sorta di scrigno delle anime feline.
Spostando l'implausibile agli Dei eheh. Ma dunque, se ci
sono tutti questi elementi, come classificheresti queste
opere: fantasy ortodossa non mi pare, sci-fi non mi pare,
quindi epico-leggendaria io direi, fantasy cioè in senso
allargato.
Ho sempre voluto sforzarmi di scrivere qualcosa stile
Albero e Foglia di Tolkien, nebbiosi, pieni di cose
misteriose e non spiegate.
Però sono un fottuto analitico svisceratore, di carattere.
Ti faccio un esempio di questa degenerazione.
<...>
Verba movunt, exempla trahunt. Ora capisco meglio di cosa
Insomma in un mondo di diavoli questo scenziato veggente,
comincia a lanciare satelliti che loro scambiano per
stelle, e a costruire cannoni interplanetari,
denota che l'originalità non manca :-) . Ecco cosa dicevi
con usare la scienza in un contesto fantasy, e il fatto che
certi personaggi NON SANNO ma il lettore sì. Ok.
<...>
Post by Dan
Quindi 'sti telegatti, che ti giustificano l'iperfotone,
come li giustifichi?...
sostanzialmente in nessun modo, ossia con
PSEUDOSPIEGAZIONI, in un caso hanno alieni
elettromagnetici fatti di "puro spirito", altrove sono
molto prossimi alla benedizione del Dio di quello
scenario. In un altro parlano a gesti e miagolii e sono
telepatici (al pari degli uomini però)
<...>
Certo che le tue trame sono un po' complicate... ci sono un
sacco di dettagli...
Tornando ai Gatti, si ha di nuovo una PSEUDOspiegazione,
che descrive il come ma non il perché. Perché solo loro ci
riescono ?
Perché volevo glorificare la potenza del miagolio, ecco
perché :D
LOL mi viene in mente un piccolo racconto in cui due
ragazzotti inventano un apparecchio per condensare un intero
discotso in una traccia audio supercompatta. A sentirla a
velocità normale sembra il miagolio di un gatto, ma
passandola allo "sbobinatore", ovvero rallentata n volte,
ridiventa comprensibile. C'è un bel gattone che bazzica il
laboratorio, così, per gioco, i due decidono di sbobinarne
il miagolio. Ne esce fuori un discorso perfettamente
comprensibile, eccome: ed anche alquanto sorprendente. Molto
divertente. :-)
BELLISSIMO !!!!! Riferimenti ?
Se l'hai scritto tu, mi piacerebbe molto averlo.
Post by Dan
Per i poteri paranormali dei gatti, cfr. "L'altra faccia di
mr. Kiel", dove l'alieno cattivo e telepatico, in sembianze
umane, stranamente odia e non sopporta i gatti. E in effetti
riesce a ingannare tutti, ma persino il gatto più rimbambito
lo sgama all'istante! E male gliene incorrerà!
convergenze totali di pensieri.
Nel primogenito della PluriLogia (quello dei Pardi benedetti
dalla comunione dell'Altissimo), una prima forma di Demoni
partoriti da un Varco verso l'Altrove (dove c'è l'antitesi
manichea dell'Altissimo che odia la piccola vita e persegue
il caos), chiamati i Simulanti, che infettano i pensieri e
si camuffano, e possono anche ipnotizzare indirettamente
producendo dei Soggiogati, sono effettivamente subito
sgamati dai Miagolieri.
Non si sa come li fiutino.
Li sgamano senza pietà.
In una Lectio Magistralis in appendice di una maga telepate,
costei menziona il fatto che il Demone è in grado di
comprendere ed innestarsi soltanto nella cortex
telencefalica, contaminando i pensieri superiori, ma la
parte limbica e viscerale, antica e animalesca, l'ippocampo,
l'amigdala e quanto, rimangono come roccheforti inviolabili,
ed i Pardi sono quasi interamente così, creature
dionisiache, impermeabili all'influsso Simulante, e basta
che fanno vibrare i mazzi di baffoni che subito sentono il
tanfo di corruzione.
Un contadino della Gravilandia, quando ne viene informato da
un editto del Sommo Patriarca, rivaluta all'istante il suo
vecchio Violiére spelacchiato e se lo tiene vicino dal
momento in poi.
I Pardi danno un contributo fontamentale in una fase
pre-guerra, laddove la Luna Greve si rende conto di essere
stata infestata e si avvita in una specie di guerra civile
tra gli infetti e i non infetti (libro nato nel 1995, non
post-pandemenza eh, disclaimer) : l'editto (dal nome feroce
di Grande Purificazione) comanda : in caso di sospetto si
spara a vista, ma senza il fiuto felino, i sospetti non si
individuano. Questa presa d'atto della non autosufficienza
causa un trauma culturale ed una rivalutazione di massa del
rapporto, tradizionalmente benigno ma piuttosto asimmetrico
e subordinato, coi Miagolieri. Smettono persino di venire
reclutati nelle armate, riconoscendo uno status paritetico
per meriti disconosciuti.


Questa cosa ora che la scrivo mi ha fatto venire in mente di
un documentario su un ospedale africano.
Stavano comparando dei test sul sangue per la tubercolosi
(che ha una letalità ancora molto alta a livello mondiale),
e confrontavano le performance di vari kit diagnostici.
Quanti falsi positivi, quanti negativi, tempi di analisi, costi.
Dopodiché sto medico africano presenta un RATTO bianco, un
ratto bello grasso, docilissimo : gli fanno annusare una
provetta per tipo un paio di secondi e lui indica da che
parte metterla. Di qua non infetti, di là infetti. Confronto
incrociato : affidabilità 99 % (nessuno ha la più pallida
idea di cosa avverta, ovviamente).
Costo : ogni tot provette gli danno un pezzo di banana
matura da sbocconcellare.
Com'era adorabile ... spero solo che lo abbiano fatto
riposare di tanto in tanto, e non spremuto come un povero
dipendente amazon :(
Perché i soldi riescono a rovinare persino i miracoli, a
questo mondo di merda.
Post by Dan
Dan
--
1) Resistere, resistere, resistere.
2) Se tutti pagano le tasse, le tasse le pagano tutti
Soviet_Mar

Dan
2022-07-01 10:06:22 UTC
Permalink
Post by Dan
Per una risposta più seria, non so se proprio senza voce narrante ma
mi pare di ricordare così, leggiti "Non temerò alcun male" di
Silverberg, per restare in ambito SF. Io ne restai molto colpito, da
giovane.
AARRGGHHH!
Non temerò alcun male è di Heinlein, è lui il maestro, non Silverberg.
Mi scuso.

Dan
fabrizio venerandi
2022-07-12 06:05:09 UTC
Permalink
Post by Soviet_Mario
ne conoscete qualcuno ?
Se sì, chi ?
Recentemente ho pubblicato un romanzo "Il meccanismo della
forchincastro" che è sci-fi, al presente e in prima persona.
Continua a leggere su narkive:
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