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Koch sono stanco
(troppo vecchio per rispondere)
fabriziovenerandi
2022-02-24 17:56:26 UTC
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Koch sono stanco, stanco, stanco, stanco. A volte mi sembra di essere
una scintilla, a volte mi sembra di essere una brace che si sta per
spegnere. Similitudini. Pensaci Koch, le diamo per scontate.
Similitudini. Scintilla, brace. Forse è stato quello l'inizio della fine
Koch, quando abbiamo iniziato a usare la scrittura per scrivere cose che
non esistono. Cinque tonnellate di olive. Otto giare di olio. Sette
mucche. Diciotto capre. Ti amo. Sei carri di fieno. Sessanta quintali di
grano. Quel ti amo ci ha fregato Koch. Non dovevamo metterlo in mezzo,
la scrittura doveva restare un semplice strumento di memorizzazione.
Abbiamo astratto. Abbiamo inventato. Abbiamo collegato la scrittura alla
lingua che abbiamo nella testa, Koch, quella che non si ferma mai. E la
scrittura ha iniziato a sciorinare fuori. A semplificare. A
razionalizzare. A banalizzare. A complicare, è tutto lì: la scrittura ha
iniziato a plasmare quello che siamo. Invece che essere noi a scrivere,
era quello che leggevamo che ci scriveva. Hai presente i lombrichi, la
loro bocca che da una parte mangia, dall'altra secerne. Siamo dei vermi
anche noi Koch, da una parte scriviamo, dall'altro mangiamo la nostra
scrittura, e quello che siamo dentro lo scriviamo e quello che abbiamo
scritto cambia quello che siamo dentro, quando lo leggiamo. È una
pornografia dell'anima. Noi non siamo, facci caso. Siamo le mosche della
scrittura, siamo insetti, sono stanco Koch, stanco morto. Brace che si
sta spegnendo Koch, ma non sempre, solo oggi. Domani sarò di nuovo
scintilla. È così il mio corpo, una spugna, un muscolo poroso in cui ci
entra di tutto. Domani assorbirò e farò cose incredibili, ma non oggi,
oggi sono stanco. Hai presente Zinzini, ci sei mai stato a Zinzini?
Esiste, davvero, io ci ho vissuto per anni. Di inverno c'era un freddo
terrificante, le stanze erano ghiacciaie. Ero un bambino. E la sera
allora prendevano un baldacchino di legno, si chiamava prete, e lo
mettevano sotto le coperte. Se respiravi uscivano le nuvolette. Niente
riscaldamento. Allora prendevano una ciotola di metallo, la riempivano
di brace del camino, nella sala centrale c'era un camino, e la mettevano
nel prete. E rimboccavano le coperte al prete. Così alla notte, quando
andavo a letto, tiravano via il prete e sotto alle coperte c'era una
forma tiepida. Se provavo a mettere il piede fuori da questa forma
invisibile sentivo il gelo del resto del letto, della stanza, ma in
quella piccola realtà virtuale ero protetto, per un po', era la zona di
sicurezza. Il posto temporaneo in cui prendere sonno prima che tornasse
l'inverno della notte. E quando tiravano via il prete, la brace dentro
la ciotola era spenta, buia, grigia. Aveva dato tutto quello che aveva
potuto dare. Oggi sono così. Sono stanco Koch, dannatamente stanco. Sono
una brace spenta che aspetta solo il tocco per cambiare di stato. Basta
un tocco e tutta questa forma che ho, il ricordo e la memoria del
tronco, svanisce. Mi trasformo in un vuoto, in un tappeto di cenere.
Facci caso. Sarà capitato anche a te. Anche scrivere non aiuta, diventa
un peso. Lo è sempre un peso. Capisci che scrivere non ti salverà. Salvi
il documento ma non te stesso. Smetti allora di scrivere, cerchi le
coperte, togli il portatile da sotto le coperte e ti ci metti tu, senti
il calore tiepido dell'elettronica, la forma senza dimensione in cui ti
rannicchi e chiudi le fessure, aspetti che arrivino i terrori della
notte. Le folgori distanti della realtà.
Dan
2022-02-25 12:28:04 UTC
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Post by fabriziovenerandi
Koch sono stanco, stanco, stanco, stanco. A volte mi sembra di essere
...
Urca che bello. Bellissimo. Valeva la pena di aspettare qualche anno.
Dan
Soviet_Mario
2022-02-25 14:53:55 UTC
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Post by fabriziovenerandi
Koch sono stanco, stanco, stanco, stanco. A volte mi sembra
di essere una scintilla, a volte mi sembra di essere una
brace che si sta per spegnere. Similitudini. Pensaci Koch,
le diamo per scontate. Similitudini. Scintilla, brace. Forse
è stato quello l'inizio della fine Koch, quando abbiamo
iniziato a usare la scrittura per scrivere cose che non
esistono. Cinque tonnellate di olive. Otto giare di olio.
Sette mucche. Diciotto capre. Ti amo. Sei carri di fieno.
Sessanta quintali di grano. Quel ti amo ci ha fregato Koch.
Non dovevamo metterlo in mezzo, la scrittura doveva restare
un semplice strumento di memorizzazione. Abbiamo astratto.
Abbiamo inventato. Abbiamo collegato la scrittura alla
lingua che abbiamo nella testa, Koch, quella che non si
ferma mai.
questo passaggio mi riaccende un flame che ho sempre dentro
ed è una persecuzione : come rendere su carta tale lingua.

Mi piacerebbe fare una discussione ampia su cosa sia secondo
voi, che caratteristiche abbia, questa lingua INTERNA.
In che misura sia condizionata dalla mediazione con le
lingue esterne (TUTTE, non includerei solo scrittura e
parola, ma ogni forma di comunicazione per-mediale che
usiamo e/o comprendiamo), e in che misura si possa
controllare il processo inverso : quello del RENDERING,
della lingua interna in altre forme esterne.

Una ventina di anni fa, forse 25, nelle riflessioni sui
telepati (si tratta di un libro dove delle sensitive
telepati avevano un ruolo di rango), mi stavo appunto anche
interrogando SE ED IN CHE MISURA, la lingua interna di TIZIO
potesse essere decodificata da CAIO, ammesso che Caio
potesse guardare dentro i pensieri. Li avrebbe potuti capire ?
Esiste un sottoinsieme comune sufficientemente ampio per
avere una mutua intellegibilità, qualora fossimo in grado di
cablarci e connetterci mentalmente ?
Ci avevo anche ripensato guardando Avatar, quando si
connettevano a quell'albero, Eiwha o come minchia si dice,
con le fibre nervose luminose tipo capelli.

Scambiarsi segnali okay, ma CAPIRLI ? È scontato ? È
possibile ? È impossibile ?


E poi, questa lingua interna, in che misura si identifica
con quel che chiamiamo pensiero tout court ?

è stato dimostrato (sia con lesioni accidentali sia con la
RMF) che quando produciamo o recepiamo lingue ESTERNE (input
sensoriali e loro relativa analisi cognitiva) attiviamo
alcune aree cerebrali (es. Broca, Wernicke per il linguaggio
esterno stretto, e anche per la musica, ma solo nei
direttori d'orchestra che la capiscono ad un livello molto
astratto e strutturale).

Ma la lingua interna, avrà anch'essa AREE specifiche ? Quali ?

Una bella botta di domande ... mi piacerebbe parlarne tra
noi/voi.
Anche perché conoscerla meglio magari agevola la
trasposizione, che per me è un dolentissimo collo di
bottiglia, perché sono molto "visuale".

Come si collega la lingua interna all'attività ONIRICA ?

***

quanto al pezzo, mi piace molto il "cosa" (pur non avendolo
capito interamente, perché sfiora un argomento appunto
ostico), ma per niente il "come".

Questo continuo interloquire con Koch ... lo trovo greve e
forzato.
Preferisco descrizioni a voce narrante o impersonale. Le
trovo più asciutte di questo "dialogo non dialogico" :D

Ad ogni modo grazie del contributo, e spero che per una
volta in secoli, ne nasca un 3D sulla voce interna della mente.
Ciao!
Post by fabriziovenerandi
E la scrittura ha iniziato a sciorinare fuori. A
semplificare. A razionalizzare. A banalizzare. A complicare,
è tutto lì: la scrittura ha iniziato a plasmare quello che
siamo. Invece che essere noi a scrivere, era quello che
leggevamo che ci scriveva. Hai presente i lombrichi, la loro
bocca che da una parte mangia, dall'altra secerne. Siamo dei
vermi anche noi Koch, da una parte scriviamo, dall'altro
mangiamo la nostra scrittura, e quello che siamo dentro lo
scriviamo e quello che abbiamo scritto cambia quello che
siamo dentro, quando lo leggiamo. È una pornografia
dell'anima. Noi non siamo, facci caso. Siamo le mosche della
scrittura, siamo insetti, sono stanco Koch, stanco morto.
Brace che si sta spegnendo Koch, ma non sempre, solo oggi.
Domani sarò di nuovo scintilla. È così il mio corpo, una
spugna, un muscolo poroso in cui ci entra di tutto. Domani
assorbirò e farò cose incredibili, ma non oggi, oggi sono
stanco. Hai presente Zinzini, ci sei mai stato a Zinzini?
Esiste, davvero, io ci ho vissuto per anni. Di inverno c'era
un freddo terrificante, le stanze erano ghiacciaie. Ero un
bambino. E la sera allora prendevano un baldacchino di
legno, si chiamava prete, e lo mettevano sotto le coperte.
Se respiravi uscivano le nuvolette. Niente riscaldamento.
Allora prendevano una ciotola di metallo, la riempivano di
brace del camino, nella sala centrale c'era un camino, e la
mettevano nel prete. E rimboccavano le coperte al prete.
Così alla notte, quando andavo a letto, tiravano via il
prete e sotto alle coperte c'era una forma tiepida. Se
provavo a mettere il piede fuori da questa forma invisibile
sentivo il gelo del resto del letto, della stanza, ma in
quella piccola realtà virtuale ero protetto, per un po', era
la zona di sicurezza. Il posto temporaneo in cui prendere
sonno prima che tornasse l'inverno della notte. E quando
tiravano via il prete, la brace dentro la ciotola era
spenta, buia, grigia. Aveva dato tutto quello che aveva
potuto dare. Oggi sono così. Sono stanco Koch, dannatamente
stanco. Sono una brace spenta che aspetta solo il tocco per
cambiare di stato. Basta un tocco e tutta questa forma che
ho, il ricordo e la memoria del tronco, svanisce. Mi
trasformo in un vuoto, in un tappeto di cenere. Facci caso.
Sarà capitato anche a te. Anche scrivere non aiuta, diventa
un peso. Lo è sempre un peso. Capisci che scrivere non ti
salverà. Salvi il documento ma non te stesso. Smetti allora
di scrivere, cerchi le coperte, togli il portatile da sotto
le coperte e ti ci metti tu, senti il calore tiepido
dell'elettronica, la forma senza dimensione in cui ti
rannicchi e chiudi le fessure, aspetti che arrivino i
terrori della notte. Le folgori distanti della realtà.
--
1) Resistere, resistere, resistere.
2) Se tutti pagano le tasse, le tasse le pagano tutti
Soviet_Mario - (aka Gat
Luciana Amato
2022-06-01 19:00:24 UTC
Permalink
Post by Soviet_Mario
Post by fabriziovenerandi
Koch sono stanco, stanco, stanco, stanco. A volte mi sembra
di essere una scintilla, a volte mi sembra di essere una
brace che si sta per spegnere. Similitudini. Pensaci Koch,
le diamo per scontate. Similitudini. Scintilla, brace. Forse
è stato quello l'inizio della fine Koch, quando abbiamo
iniziato a usare la scrittura per scrivere cose che non
esistono. Cinque tonnellate di olive. Otto giare di olio.
Sette mucche. Diciotto capre. Ti amo. Sei carri di fieno.
Sessanta quintali di grano. Quel ti amo ci ha fregato Koch.
Non dovevamo metterlo in mezzo, la scrittura doveva restare
un semplice strumento di memorizzazione. Abbiamo astratto.
Abbiamo inventato. Abbiamo collegato la scrittura alla
lingua che abbiamo nella testa, Koch, quella che non si
ferma mai.
questo passaggio mi riaccende un flame che ho sempre dentro
ed è una persecuzione : come rendere su carta tale lingua.
Mi piacerebbe fare una discussione ampia su cosa sia secondo
voi, che caratteristiche abbia, questa lingua INTERNA.
In che misura sia condizionata dalla mediazione con le
lingue esterne (TUTTE, non includerei solo scrittura e
parola, ma ogni forma di comunicazione per-mediale che
usiamo e/o comprendiamo), e in che misura si possa
controllare il processo inverso : quello del RENDERING,
della lingua interna in altre forme esterne.
Una ventina di anni fa, forse 25, nelle riflessioni sui
telepati (si tratta di un libro dove delle sensitive
telepati avevano un ruolo di rango), mi stavo appunto anche
interrogando SE ED IN CHE MISURA, la lingua interna di TIZIO
potesse essere decodificata da CAIO, ammesso che Caio
potesse guardare dentro i pensieri. Li avrebbe potuti capire ?
Esiste un sottoinsieme comune sufficientemente ampio per
avere una mutua intellegibilità, qualora fossimo in grado di
cablarci e connetterci mentalmente ?
Ci avevo anche ripensato guardando Avatar, quando si
connettevano a quell'albero, Eiwha o come minchia si dice,
con le fibre nervose luminose tipo capelli.
Scambiarsi segnali okay, ma CAPIRLI ? È scontato ? È
possibile ? È impossibile ?
E poi, questa lingua interna, in che misura si identifica
con quel che chiamiamo pensiero tout court ?
è stato dimostrato (sia con lesioni accidentali sia con la
RMF) che quando produciamo o recepiamo lingue ESTERNE (input
sensoriali e loro relativa analisi cognitiva) attiviamo
alcune aree cerebrali (es. Broca, Wernicke per il linguaggio
esterno stretto, e anche per la musica, ma solo nei
direttori d'orchestra che la capiscono ad un livello molto
astratto e strutturale).
Ma la lingua interna, avrà anch'essa AREE specifiche ? Quali ?
Una bella botta di domande ... mi piacerebbe parlarne tra
noi/voi.
Anche perché conoscerla meglio magari agevola la
trasposizione, che per me è un dolentissimo collo di
bottiglia, perché sono molto "visuale".
Come si collega la lingua interna all'attività ONIRICA ?
***
quanto al pezzo, mi piace molto il "cosa" (pur non avendolo
capito interamente, perché sfiora un argomento appunto
ostico), ma per niente il "come".
Questo continuo interloquire con Koch ... lo trovo greve e
forzato.
Preferisco descrizioni a voce narrante o impersonale. Le
trovo più asciutte di questo "dialogo non dialogico" :D
Ad ogni modo grazie del contributo, e spero che per una
volta in secoli, ne nasca un 3D sulla voce interna della mente.
Ciao!
Post by fabriziovenerandi
E la scrittura ha iniziato a sciorinare fuori. A
semplificare. A razionalizzare. A banalizzare. A complicare,
è tutto lì: la scrittura ha iniziato a plasmare quello che
siamo. Invece che essere noi a scrivere, era quello che
leggevamo che ci scriveva. Hai presente i lombrichi, la loro
bocca che da una parte mangia, dall'altra secerne. Siamo dei
vermi anche noi Koch, da una parte scriviamo, dall'altro
mangiamo la nostra scrittura, e quello che siamo dentro lo
scriviamo e quello che abbiamo scritto cambia quello che
siamo dentro, quando lo leggiamo. È una pornografia
dell'anima. Noi non siamo, facci caso. Siamo le mosche della
scrittura, siamo insetti, sono stanco Koch, stanco morto.
Brace che si sta spegnendo Koch, ma non sempre, solo oggi.
Domani sarò di nuovo scintilla. È così il mio corpo, una
spugna, un muscolo poroso in cui ci entra di tutto. Domani
assorbirò e farò cose incredibili, ma non oggi, oggi sono
stanco. Hai presente Zinzini, ci sei mai stato a Zinzini?
Esiste, davvero, io ci ho vissuto per anni. Di inverno c'era
un freddo terrificante, le stanze erano ghiacciaie. Ero un
bambino. E la sera allora prendevano un baldacchino di
legno, si chiamava prete, e lo mettevano sotto le coperte.
Se respiravi uscivano le nuvolette. Niente riscaldamento.
Allora prendevano una ciotola di metallo, la riempivano di
brace del camino, nella sala centrale c'era un camino, e la
mettevano nel prete. E rimboccavano le coperte al prete.
Così alla notte, quando andavo a letto, tiravano via il
prete e sotto alle coperte c'era una forma tiepida. Se
provavo a mettere il piede fuori da questa forma invisibile
sentivo il gelo del resto del letto, della stanza, ma in
quella piccola realtà virtuale ero protetto, per un po', era
la zona di sicurezza. Il posto temporaneo in cui prendere
sonno prima che tornasse l'inverno della notte. E quando
tiravano via il prete, la brace dentro la ciotola era
spenta, buia, grigia. Aveva dato tutto quello che aveva
potuto dare. Oggi sono così. Sono stanco Koch, dannatamente
stanco. Sono una brace spenta che aspetta solo il tocco per
cambiare di stato. Basta un tocco e tutta questa forma che
ho, il ricordo e la memoria del tronco, svanisce. Mi
trasformo in un vuoto, in un tappeto di cenere. Facci caso.
Sarà capitato anche a te. Anche scrivere non aiuta, diventa
un peso. Lo è sempre un peso. Capisci che scrivere non ti
salverà. Salvi il documento ma non te stesso. Smetti allora
di scrivere, cerchi le coperte, togli il portatile da sotto
le coperte e ti ci metti tu, senti il calore tiepido
dell'elettronica, la forma senza dimensione in cui ti
rannicchi e chiudi le fessure, aspetti che arrivino i
terrori della notte. Le folgori distanti della realtà.
--
1) Resistere, resistere, resistere.
2) Se tutti pagano le tasse, le tasse le pagano tutti
Soviet_Mario - (aka Gatto_Vizzato)
Luciana Amato
2022-06-01 19:12:57 UTC
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Post by Soviet_Mario
Post by fabriziovenerandi
Koch sono stanco, stanco, stanco, stanco. A volte mi sembra
di essere una scintilla, a volte mi sembra di essere una
brace che si sta per spegnere. Similitudini. Pensaci Koch,
le diamo per scontate. Similitudini. Scintilla, brace. Forse
è stato quello l'inizio della fine Koch, quando abbiamo
iniziato a usare la scrittura per scrivere cose che non
esistono. Cinque tonnellate di olive. Otto giare di olio.
Sette mucche. Diciotto capre. Ti amo. Sei carri di fieno.
Sessanta quintali di grano. Quel ti amo ci ha fregato Koch.
Non dovevamo metterlo in mezzo, la scrittura doveva restare
un semplice strumento di memorizzazione. Abbiamo astratto.
Abbiamo inventato. Abbiamo collegato la scrittura alla
lingua che abbiamo nella testa, Koch, quella che non si
ferma mai.
questo passaggio mi riaccende un flame che ho sempre dentro
ed è una persecuzione : come rendere su carta tale lingua.
Mi piacerebbe fare una discussione ampia su cosa sia secondo
voi, che caratteristiche abbia, questa lingua INTERNA.
In che misura sia condizionata dalla mediazione con le
lingue esterne (TUTTE, non includerei solo scrittura e
parola, ma ogni forma di comunicazione per-mediale che
usiamo e/o comprendiamo), e in che misura si possa
controllare il processo inverso : quello del RENDERING,
della lingua interna in altre forme esterne.
Una ventina di anni fa, forse 25, nelle riflessioni sui
telepati (si tratta di un libro dove delle sensitive
telepati avevano un ruolo di rango), mi stavo appunto anche
interrogando SE ED IN CHE MISURA, la lingua interna di TIZIO
potesse essere decodificata da CAIO, ammesso che Caio
potesse guardare dentro i pensieri. Li avrebbe potuti capire ?
Esiste un sottoinsieme comune sufficientemente ampio per
avere una mutua intellegibilità, qualora fossimo in grado di
cablarci e connetterci mentalmente ?
Ci avevo anche ripensato guardando Avatar, quando si
connettevano a quell'albero, Eiwha o come minchia si dice,
con le fibre nervose luminose tipo capelli.
Scambiarsi segnali okay, ma CAPIRLI ? È scontato ? È
possibile ? È impossibile ?
E poi, questa lingua interna, in che misura si identifica
con quel che chiamiamo pensiero tout court ?
è stato dimostrato (sia con lesioni accidentali sia con la
RMF) che quando produciamo o recepiamo lingue ESTERNE (input
sensoriali e loro relativa analisi cognitiva) attiviamo
alcune aree cerebrali (es. Broca, Wernicke per il linguaggio
esterno stretto, e anche per la musica, ma solo nei
direttori d'orchestra che la capiscono ad un livello molto
astratto e strutturale).
Ma la lingua interna, avrà anch'essa AREE specifiche ? Quali ?
Una bella botta di domande ... mi piacerebbe parlarne tra
noi/voi.
Anche perché conoscerla meglio magari agevola la
trasposizione, che per me è un dolentissimo collo di
bottiglia, perché sono molto "visuale".
Come si collega la lingua interna all'attività ONIRICA ?
***
quanto al pezzo, mi piace molto il "cosa" (pur non avendolo
capito interamente, perché sfiora un argomento appunto
ostico), ma per niente il "come".
Questo continuo interloquire con Koch ... lo trovo greve e
forzato.
Preferisco descrizioni a voce narrante o impersonale. Le
trovo più asciutte di questo "dialogo non dialogico" :D
Ad ogni modo grazie del contributo, e spero che per una
volta in secoli, ne nasca un 3D sulla voce interna della mente.
Ciao!
Post by fabriziovenerandi
E la scrittura ha iniziato a sciorinare fuori. A
semplificare. A razionalizzare. A banalizzare. A complicare,
è tutto lì: la scrittura ha iniziato a plasmare quello che
siamo. Invece che essere noi a scrivere, era quello che
leggevamo che ci scriveva. Hai presente i lombrichi, la loro
bocca che da una parte mangia, dall'altra secerne. Siamo dei
vermi anche noi Koch, da una parte scriviamo, dall'altro
mangiamo la nostra scrittura, e quello che siamo dentro lo
scriviamo e quello che abbiamo scritto cambia quello che
siamo dentro, quando lo leggiamo. È una pornografia
dell'anima. Noi non siamo, facci caso. Siamo le mosche della
scrittura, siamo insetti, sono stanco Koch, stanco morto.
Brace che si sta spegnendo Koch, ma non sempre, solo oggi.
Domani sarò di nuovo scintilla. È così il mio corpo, una
spugna, un muscolo poroso in cui ci entra di tutto. Domani
assorbirò e farò cose incredibili, ma non oggi, oggi sono
stanco. Hai presente Zinzini, ci sei mai stato a Zinzini?
Esiste, davvero, io ci ho vissuto per anni. Di inverno c'era
un freddo terrificante, le stanze erano ghiacciaie. Ero un
bambino. E la sera allora prendevano un baldacchino di
legno, si chiamava prete, e lo mettevano sotto le coperte.
Se respiravi uscivano le nuvolette. Niente riscaldamento.
Allora prendevano una ciotola di metallo, la riempivano di
brace del camino, nella sala centrale c'era un camino, e la
mettevano nel prete. E rimboccavano le coperte al prete.
Così alla notte, quando andavo a letto, tiravano via il
prete e sotto alle coperte c'era una forma tiepida. Se
provavo a mettere il piede fuori da questa forma invisibile
sentivo il gelo del resto del letto, della stanza, ma in
quella piccola realtà virtuale ero protetto, per un po', era
la zona di sicurezza. Il posto temporaneo in cui prendere
sonno prima che tornasse l'inverno della notte. E quando
tiravano via il prete, la brace dentro la ciotola era
spenta, buia, grigia. Aveva dato tutto quello che aveva
potuto dare. Oggi sono così. Sono stanco Koch, dannatamente
stanco. Sono una brace spenta che aspetta solo il tocco per
cambiare di stato. Basta un tocco e tutta questa forma che
ho, il ricordo e la memoria del tronco, svanisce. Mi
trasformo in un vuoto, in un tappeto di cenere. Facci caso.
Sarà capitato anche a te. Anche scrivere non aiuta, diventa
un peso. Lo è sempre un peso. Capisci che scrivere non ti
salverà. Salvi il documento ma non te stesso. Smetti allora
di scrivere, cerchi le coperte, togli il portatile da sotto
le coperte e ti ci metti tu, senti il calore tiepido
dell'elettronica, la forma senza dimensione in cui ti
rannicchi e chiudi le fessure, aspetti che arrivino i
terrori della notte. Le folgori distanti della realtà.
--
1) Resistere, resistere, resistere.
2) Se tutti pagano le tasse, le tasse le pagano tutti
Soviet_Mario - (aka Gatto_Vizzato
sempre più complicata sta piattaforma del cazzo che non si capisce niente.
volevo solo fare un plauso a Fabriziovenerandi e dirgli che son compiaciuta del fatto che
egli sia ancora vivo
Adriano Spera
2022-06-01 21:49:40 UTC
Permalink
Post by Luciana Amato
sempre più complicata sta piattaforma del cazzo che non si capisce niente.
Un client vero è sempre da preferire a un'interfaccia web.
Post by Luciana Amato
volevo solo fare un plauso a Fabriziovenerandi e dirgli che son
compiaciuta del fatto che egli sia ancora vivo
Condivido. Una delle mie cose sopravvissute ai traslochi è una copia
del suo Trionfo dell'Impiegato, “autografata” dall'autore con delle X.
L'ho sempre un poco invidiato per la sua bravura.
--
Adriano Spera
fabrizio venerandi
2022-06-11 21:34:13 UTC
Permalink
Post by Adriano Spera
L'ho sempre un poco invidiato per la sua bravura.
credo vinca la perseveranza
Adriano Spera
2022-06-11 23:30:12 UTC
Permalink
Post by fabrizio venerandi
credo vinca la perseveranza
Sbagli.
--
Adriano Spera
Soviet_Mario
2022-06-12 02:59:47 UTC
Permalink
Post by Adriano Spera
Post by fabrizio venerandi
credo vinca la perseveranza
Sbagli.
in media res stat virtus

servono un po' entrambe, di talento naturale E di perseveranza.
T·P = risultato. Se uno dei due fattori è zero, il risultato
è zero

--
1) Resistere, resistere, resistere.
2) Se tutti pagano le tasse, le tasse le pagano tut

fabrizio venerandi
2022-06-11 21:33:29 UTC
Permalink
Post by Luciana Amato
sempre più complicata sta piattaforma del cazzo che non si capisce niente.
volevo solo fare un plauso a Fabriziovenerandi e dirgli che son compiaciuta del fatto che
egli sia ancora vivo
pure io
Continua a leggere su narkive:
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